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MONETE - VETRI - METALLI
Il valore delle monete antiche, era dato dal loro valore intrinseco, cioè dal valore del metallo con il quale erano realizzate. Oltre alla funzione prettamente economica, le monete avevano anche un ruolo fondamentale comunicando nella società romana messaggi ideologici mediante le iscrizioni e le immagini in esse utilizzate.
La scelta delle rappresentazioni veniva delegata ai “monetari” (tresviri monetales). Data la loro grandissima diffusione ed il fatto di essere intimamente legate ad un’autorità emittente centrale, le monete, oltre al loro scopo principale di mezzo di scambio, avevano anche una finalità propagandistica.
Le monete imperiali recano quasi sempre il volto dell’imperatore e la sua titolatura. Generalmente hanno anche una breve legenda e una immagine con significato simbolico.
Le legende e le immagini variavano spesso, alcune erano legate ovviamente all’attualità, ed altre venivano utilizzate per commemorare eventi famosi, vittorie o beneficenze imperiali.
Vi si trova spesso una propensione propagandistica, visto che essi raffigurano gli uomini famosi del paese in questione, i suoi monumenti d’arte o le sue principali attività industriali.
Essi ci rivelano qualcosa sulla storia del periodo, ma più di tutto rispecchiano la mentalità dell’autorità emittente.
Nella villa di Rufione abbiamo una presenza cospicua di Assi e Quadranti in bronzo tra la metà del I secolo a.C. e la fine del I sec. d.C., soprattutto di Augusto. Ma anche once repubblicane, Quinari in argento, Semissi e Follis.
1 ASSE DI DOMIZIANO 81-96dc
2 ASSE DI TIBERIO in onore di Augusto 14-37 zecca di Roma
3 SEMISSE DI TIBERIO 14-37 zecca di Lione
4 QUINARIO DI AUGUSTO 23ac-14dc
5 QUADRANTE DI AUGUSTO 23ac-14dc
6 ASSE DI TIBERIO 14-37dc
7 ASSE DI OTTAVIANO precedente al 23ac zecca militare
8 ASSE DI GALBA 69dc zecca di Roma
9 ASSE DI NERONE 54-68 dc
10 ASSE DI AUGUSTO 23ac-14dc
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IL VETRO
La lavorazione del vetro da parte dell’uomo è documentata a partire dal III millennio a.C. in Mesopotamia. Dal I sec. a.C. con l’invenzione della soffiatura, il vetro diventa un materiale privilegiato per realizzare, in tempi brevi, oggetti di tutte le forme e immetterli nel mercato a prezzi competitivi. Infatti in questo modo era possibile realizzare un vaso partendo da una semplice lastrina di vetro. I prezzi più accessibili favorirono una diffusione di questi prodotti in tutti gli strati sociali.
Naturalmente bisogna supporre che i prodotti commercializzati su vasta scala, e a prezzi contenuti, fossero anche di una qualità piuttosto scadente.
Il processo di fusione su forma con la prassi della rifinitura a freddo venne impiegata anche per le prime creazioni di età romana (11).
Questa prima fase è caratterizzata da colorazioni che prevedono solo il blu e il verde, abbinate a vasi dalla silhouette geometrica di notevole leggerezza ed eleganza.
Contemporaneamente venivano prodotti anche oggetti più raffinati, destinati ad una clientela selezionata. Per la realizzazione del vetro a mosaico occorreva in primo luogo preparare dei cilindretti di vetro di grosso diametro, ciascuno di colore differente, che poi erano saldati insieme fino a ricavarne uno solo a più colori.
Sotto l’effetto del calore, quest’ultimo veniva allungato, in modo tale da ottenere un bastoncino più sottile, che però continuava ad avere tutti i colori di partenza. A questo punto era sufficiente tagliare dal bastoncino delle rondelle che venivano disposte su un piano, entro il perimetro di un anello in vetro (l’orlo del vaso).
Una volta saldate al calore, il disco così ottenuto veniva posto nel forno, sospeso su una forma capovolta. Al calore esso si adagiava delicatamente sulla forma, acquistandone lo stesso profilo.
Nel sito sono stati ritrovati vetri di pregevole fattura. Frammenti di coppe a MOSAICO COMPOSITO o “MILLEFIORI” (12, 13).
E’ un procedimento che prevede l’accostamento e la fusione su una forma di sezioni di bacchette di vetro di diversi colori e la successiva rifinitura del vaso. E’ una tecnica di origine ellenistica che ebbe il suo apice in età augustea e alto imperiale. Il metodo complesso delle fasi di lavorazione consentiva di ottenere solo forme aperte.
VETRO A MOSAICO A NASTRI ACCOSTATI (14, 15). Questa abilità di lavorazione, analoga a quella a mosaico composito, prevede l’accostamento di lunghe porzioni di cilindretti di vetro, disposti per fasce parallele o per quadranti ed eventualmente alternati a sezioni di bastoncini. L’effetto cromatico è estremamente vivace e vario ed è caratteristica delle officine vetrarie italiche della prima metà del I secolo d.C..
VETRO SOFFIATO A STAMPO (16) La possibilità di soffiare il vetro all’interno di uno stampo, consentiva di ottenere vasi di forme complesse. Anche questa pratica venne creata in area siro-palestinese, presumibilmente nell’area di Sidone, in seguito diffusa in tutto il mondo antico.
UNGUENTARI O BALSAMARI (17) I balsamari o unguentari sono piccoli contenitori in vetro utilizzati per conservare balsami e olii profumati, unguenti, aromi, polveri per la cosmesi e forse anche medicinali. Realizzati più spesso in vetro soffiato a mano libera o a stampo.
LE CORNIOLE
La corniola è una varietà molto nota di calcedonio, la cui colorazione più diffusa e pregiata è quella rosso-arancio, dovuta alla presenza di ossidi di ferro. Nell’ambito della produzione delle gemme, nella Roma Antica, non sempre il mestiere dell’artigiano (signarius o scalptor) coincideva con quello del venditore (gemmarius).
A svolgere questi lavori potevano essere uomini liberi o liberti. Le attività potevano essere gestite da singoli, anche con l’ausilio di familiari o schiavi. Nel nostro caso una rappresenta una nike (18) e l’altra raffigura un viso di una fanciulla girata di tre quarti con la spalla destra in primo piano (19).
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IL BRONZO
Il bronzo è lavorabile solo per fusione, a differenza ad esempio del ferro che, reso rovente, può essere forgiato con un martello e assumere la forma desiderata. Infatti, un pezzo di bronzo, fuso e colato in un recipiente cavo, ne assumerà la forma.
Fin dall’antichità fu apprezzato quale materiale che più si prestava all’arte della statuaria grazie alla facile fusibilità, resistenza oltre che una tonalità calda.
L’anello digitale è affiancato ad uno specillum, piccolo strumento che termina da un lato con una microscopica paletta dall’altro con una filettatura inserita nel manico in legno purtroppo perduto; veniva utilizzato per stendere il trucco femminile (20).
Seguono: una fibula (spilla decorata con la funzione di ornare le tuniche) (21), un passino dallo spessore di mezzo millimetro per trattenere le sostanze dell’infuso (22), tre fascette ritorte; sono stringhe di una tunica maschile appartenenti ad una statua in stucco del peristilio (23), una borchia (24), un elemento di situla (25), un blocca anta (26) e un campanellino (tintinabulum) (27).